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Google chiude 6 blog Blogger che condividevano MP3 senza averne i diritti.

blogger_closed L’azienda di Larry Page e Sergey Brin lotta da sempre perché chiunque abbia liberta di parola su Internet, e la vicenda Google vs governo cinese ne è la dimostrazione pratica. Tuttavia, ci sono casi in cui la libertà dei singoli non può essere rappresentata, soprattutto se si infrange la legge.

Un paio di giorni fa, Google ha chiuso alcuni blog ospitati sulla piattaforma Blogger che nei loro post offrivano ai visitatori collegamenti a brani di particolari generi musicali, e MP3 di artisti poco famosi, ma comunque rappresentati da piccole etichette discografiche.

I blog in questione sono 6: I Rock Cleveland, It’s a Rap, Living Ears, To Die By Your Side, Masala e Pop Tarts, e la chiusura è stata applicata da Google senza nemmeno interpellare gli amministratori, che si sono proclamati innocenti, affermando che erano in possesso dei permessi per pubblicare tali contenuti.

La chiusura non è passata inosservata, e cosi come per le proteste molto più importanti, è stata Twitter la piazza dove gli utenti si sono fatti sentire pubblicando centinaia di tweet a cui è applicato l’hashtag #musicblogocide2010.

Blog_Chiuso

Google ha risposto con un post su Blogger In Draft, dove spiega i termini di servizio e la politica DMCA. In sintesi, quando viene inviata a Google una singola segnalazione di violazione del copyright, questa viene immediatamente notificata all’amministratore del blog che, se è in possesso dei diritti, può chiedere ulteriori spiegazioni, oppure rimuovere il singolo post citato nella segnalazione.

La chiusura avviene da parte di Google solo se l’amministratore non provvede alla rimozione del contenuto, ma in questo caso la faccenda è diversa, in quanto le lamentele da parte di chi detiene i diritti dei brani condivisi sui blog, erano molte e ripetute, per cui la chiusura è stata inevitabile.

Per uno dei sei blog, Masala, la segnalazione era errata, ma Google ha provveduto immediatamente al ripristino del blog con tutti i suoi contenuti, scusandosi con l’amministratore per l’accaduto.

(via – Mashable)

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